Tempera è una piccola frazione distante circa sette chilometri da L’Aquila, il capoluogo della Regione Abruzzo, ad un’altitudine di 630-660 metri. Questo piccolo paese è stato edificato su di una zona collinare, nelle cui valli ospita uno dei fiumi più batteriologicamente puliti d’Abruzzo, che in passato ha permesso lo sviluppo industriale ed agricolo del posto e dei dintorni. Il nome di questo fiume è Vera.
Secondo alcune documentazioni, nel 1185 esisteva un piccolo feudo composto da circa quarantotto famiglie, governato dal feudatario normanno Adenulfo D’Interbene. Il suo cognome, con il passare del tempo e dell’evoluzione linguistica del latino d’Abruzzo, subì una serie di mutazioni: da Interbene a Intrebene per poi passare a Entrebene. Da qui venne valorizzato “l’inter venas”, dato dalla natura del corso del fiume, e cioè “tra” le vene dei monti, “tra” i massi, appunto, e dal fatto stesso che il fiume è una piccola e semplice “vena” di acqua. Quindi, da vena verrà fuori il nome del fiume: il Vera. Mentre il nome del paese raccoglierà dapprima “inter” e “Vera”, quindi Intervera, per poi distinguersi da essi con il nome di Intempera, fino a trasformarsi definitivamente nell’attuale nome del paese: Tempera. (La pronuncia esatta è Tempèra).
Nel XIV secolo, nella conca aquilana erano presenti e molto sviluppate le cosiddette “Quinque Artium” le Cinque Arti, e cioè quella dei Mercanti di Lana e Animali, quella dei Cuciai, quella dei Letterati, quella dei Mobili e quella dei Metallieri. Buona parte di queste mestieranze venivano svolte a Tempera, che in breve tempo divenne un centro attivo e ricco di tutta la vallata forconese. Ma prima ancora si hanno testimonianze che il paese, quando ancora non si era sviluppato come tale, fosse un insieme di siti venduti nel 873 d.C. da Salego Gastaldo di Forcona, e comprati dall’imperatore Ludovico II per ragioni militari al prezzo di 50 libre d’argento. Qui venne fondato un monastero casaurienze, che avrebbe dovuto difendere i territori spoletini, divenuti in seguito carolingi.
Nel 1178 il vescovo di Intervera cum Ecclessis ci ha lasciato una documentazione che testimonia un paese ricco, al centro di un ambito giurisdizionale. Ma con la nascita ufficiale della città di L’Aquila per opera di Corrado IV, nel 1254, Tempera perse potere, come dimostra una testimonianza di Mafredi, causata dal trasferimento della sede episcopale da Forcona,(“Palus” della conca aquilana nei tempi del Medioevo, che ospitava una delle tre più importanti Diocesi, distrutta da un terremoto, e rinvenuta ultimamente grazie a degli scavi archeologici effettuati nelle vicinanze di L’Aquila) alla neo-nata città, ed insieme ed essa tutte le collegiate appunto, dei piccoli centri. Nei paesi infatti rimasero dei semplici curati, con poco potere.
A Tempera la chiesa del contado prese il nome di Santa Maria Intervera Extra. Quest’ultima denominazione, “extra”, indicava la chiesa fuori dalle mura della città, (al contrario, quella dentro le mura si chiamava “intus”) ed era quella ad uso parrocchiale, nel cuore della campagna. Al contrario ne esisteva un’altra, la chiesa di Santa Maria Intervera Intus, che si trovava nella zona attuale di Aragno, e rappresentava la sede ufficiale dell’Arciprete, all’interno delle mura aquilane, prima che queste vennissero distrutte da Manfredi nel 1259. In seguito la chiesa venne spostata nel Castello Cinquecentesco, distrutta dagli spagnoli nel VI secolo e poi riedificata nei pressi dell’attuale via Verdi, ma fu poi abbattuta nel 1812 per fare posto al teatro comunale dell’Aquila. Le chiese di Tempera sono due: Santa Maria del Rosario e Santa Maria delle Grazie.
L’acqua del Vera ha svolto un ruolo fondamentale sia per l’economia che per la vita sociale della popolazione, tanto che questo indispensabile corso venne sfruttato oltre che per l’irrigazione dei campi, anche come forza motrice, e utilizzato per muovere il meccanismo dell’industria artigianale locale. L’insediamento industriale a Tempera fu possibile anche grazie ad alcuni aspetti tecnici: azionare dei congegni idraulici era possibile solo in posti dove la fornitura di acqua fosse stata perennemente costante. Nacquero infatti nel paese, anche se in periodi storici diversi, molti edifici industriali:
- -diverse Valchiere (o Gualchiere);
- -quattro Mulini;
- -due Cartiere (di cui una in seguito adibita a Pastificio);
- -una Rameria;
- -uno Svecciatoio.
Con il terremoto del 6 aprile 2009 tutto è andato perduto…
Un nuovo libro per raccontare la recente storia di Tempera:
Dal 12 dicembre 2010 è possibile reperire questo libro, un volume dove si racconta la storia del nostro paese mettendo a confronto il prima e dopo. C’è una sezione dedicata alle testimonianze degli sfollati e dei volontari, una dedicata a testi letterari e poetici composti dai Temperesi e infine le fotografie. In allegato al libro c’è anche un DVD con le testimonianze della popolazione e dei volontari. Questa iniziativa è stata presa “per non dimenticare”, perché, data la situazione di disgregazione sociale in cui si trova Tempera dopo il sisma del 6 aprile 2009, riteniamo fondamentale ritornare alle nostre radici per ricostruire la nostra identità e capire chi siamo e chi vogliamo essere. Il ricavato di eventuali donazioni per il libro sarà devoluto per l’acquisto degli arredi del centro polivalente, di prossima realizzazione.
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Cristo s’è fermato
a Tempera? di Andrea Testa
Terremoto/2. Se prima il parroco del paese si chiedeva che «fine avesse fatto Dio», oggi la sua domanda è «che cosa fanno gli uomini». (leggi l’articolo)
http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/375787/